La formazione brain based in ambito aziendale
Il cervello al lavoro, cioè intendiamo fare luce su come meglio valorizzare le caratteristiche del cervello umano al lavoro attraverso la formazione!
Nella Formazione delle risorse umane seguire le linee guida fornite dalla scienza è oggi la via più semplice e produttiva per ottenere velocemente risultati, perché questo approccio consente di procedere nel rispetto e in funzione della capacità di apprendimento e cambiamento di ogni partecipante e delle possibilità e dei limiti dati dalle caratteristiche del cervello umano.
Questo approccio rappresenta un salto di paradigma rispetto ai metodi tradizionali. Infatti, permette di realizzare un’azione formativa con contenuti ed esperienze standard (uguali per tutti) ma non delega alla capacità e all’impegno del singolo l’impatto della formazione e l’efficacia e il perdurare del tempo dell’apprendimento.
È un’azione che pur essendo standardizzata e generalmente rivolta ai gruppi, consente un lavoro individualizzato, di auto sviluppo. Le persone procedono per intuizioni e salti di paradigma che hanno un forte impatto sull’esperienza perchè generano dei veri e propri cambiamenti neurobiologici.
Inoltre, queste condizioni favoriscono l’apprendimento e l’impegno delle persone nei percorsi formativi che sono calati sulla loro persona, con benefici che vanno oltre la sfera lavorativa, creano benessere e, come è dimostrato dall’esperienza di grandi aziende che lavorano su questi filoni formativi, una ricaduta significativa sulla produttività.
Il cervello al lavoro: il “setting” per la formazione “brain based”
Il cervello umano è un cervello sociale e anche nel contesto di apprendimento l’attività di gruppo è importantissima.
In modo naturale e attraverso tecniche mirate, l’esperienza si carica di una valenza emotiva che la rende più solida rispetto all’apprendimento tradizionale che può generare esperienze labili, concettuali, che occupano brevemente lo spazio di memoria esecutiva per poi essere facilmente cancellate dalle abitudini e dagli schemi consolidati che in breve tempo tornano ad avere il sopravvento.
Il setting svolge inoltre un ruolo fondamentale in quanto risponde alle indicazioni fornite dalla scienza sulle precondizioni necessarie per facilitare i processi di apprendimento, per stimolare la curiosità, la motivazione, favorire l’attenzione e le esperienze rilevanti.
Il cervello al lavoro: i tempi della formazione “brain based”
Si è a lungo creduto che cambiare o creare abitudini fosse un processo lunghissimo e spesso vano. La scienza ha dimostrato che le abitudini hanno una base neurobiologica e i cambiamenti sono costantemente in atto nel cervello. Basta un’ora di stimolazione neurale, una conversazione, una lettura per modificarne la struttura. Cambiare un’abitudine è quindi possibile perché oggi conosciamo la struttura delle abitudini e possiamo stimolare il cambiamento in modo intenzionale.
Anche soltanto conoscere la struttura cerebrale e le funzionalità di base del cervello innesca modifiche immediate nel modo di utilizzare il cervello. Questo ci dà la misura dell’efficacia di metodi di apprendimento e trasformazione che si avvalgono di questi processi.
Il cervello al lavoro: la Mindfulness
Per quanto riguarda specificamente la mindfulness, i percorsi di meditazione sono tradizionalmente esperienze lunghe e intense.
Questo sembrerebbe uno dei limiti di questi percorsi, perché si è poco propensi ad investire lunghi periodi di tempo per un obiettivo di cambiamento.
Infatti, in ambito organizzativo e nella pratica sportiva, la riduzione dei tempi è un requisito importante e la considerazione più tipica di un principiante è: “sì, vorrei fare meditazione, ma dove trovo il tempo!”.
In realtà il tempo non si trova proprio perché queste attitudini non vengono coltivate. Chi inserisce la mindfulness nella propria vita compie una scelta per stare meglio e per essere più efficace.
Così come riusciamo a ritagliare tempo per la nostra routine di igiene personale ogni mattina, possiamo trovare il tempo per una nuova abitudine salutare.
Ma accogliere le pratiche di mindfulness nella propria giornata non significa aggiungerle alla “to do list”.
Accogliere la meditazione mindfulness è in un certo senso una cosa controintuitiva, non dobbiamo ritagliare uno spazio per la mindfulness, è la mindfulness che lungo il suo percorso nella nostra vita trova il suo posto e fa sì che il tempo delle nostre giornate sia migliore, più proficuo, ci dia benessere, per stare a nostro agio con il piacevole e lo spiacevole. È una condizione che cambia la vita.
Ma la sensazione della mancanza di tempo è diffusa e questo aspetto condiziona anche per i più volenterosi. Per questi motivi sono state sperimentate e diffuse tecniche e forme di meditazione brevi e informali, la cui replicabilità va incontro a questo tipo di resistenze e ostacoli.
È importante anche chiarire che se pure le esperienze pregresse di pratica possono rappresentare un importante patrimonio per chi partecipa, generalmente le persone che aderiscono a questi percorsi non hanno esperienze alle spalle e hanno sempre poco tempo disponibile, ma perseverando trovano nella pratica il loro equilibrio.
Buona lettura.
Lo Staff di IntelligenzaIntuitiva