Il Potere della Mindfulness nello Sport: come liberare il potenziale e favorire prestazioni ottimali
Parliamo di Mindfulness vs Mindlessness nello sport in questo primo approfondimento di una serie che potrà essere utile a chi cerca di capire come e in base a quali meccanismi la Mindfulness sostiene l’atleta nel miglioramento della prestazione sportiva.
L’azione della Mindfulness avviene attraverso il progressivo sviluppo di una “forma mentale” ottimale, che si costruisce con l’allenamento sistematico della mente.
Costanza e regolarità sono la priorità e l’addestramento mentale è svolto in base a linee guida dettate da programmi di preparazione mentale basati sulla Mindfulness che si appoggiano su una base di sperimentazione e ricerca scientifica su questi temi che è in atto da decenni.
Il presente articolo introduce il tema della mente Mindful e del suo contrario, per capire quanto incidano sulla prestazione la presenza mentale o l’inconsapevolezza. Seguiranno approfondimenti sui meccanismi fondamentali di azione della Mindfulness e sui facilitatori per l’accesso allo stato di Flow che vengono sostenuti e allenati nei percorsi basati sulla Mindfulness.
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Cosa significa veramente essere consapevoli?
Nelle competizioni sportive ogni azione, movimento o decisione, può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. In questa battaglia per l’eccellenza, la consapevolezza si rivela un alleato fondamentale perchè la sua efficacia è un valore inestimabile per la performance.
Mindfulness vs Mindlessness significa:
consapevolezza – Mindfulness – è la piena presa di coscienza del momento presente, dell’interazione con l’ambiente circostante e delle sensazioni, degli stati mentali che attraversano il corpo e la mente; tuttavia, se questa facoltà di base della nostra mente non viene addestrata e allenata, la forza dell’inconsapevolezza – Mindlessness – può vanificare impegno e sacrifici.
Cosa significa Mindlessness e perché è così rilevante nello sport?
Mindlessness indica la condizione della mente non Mindful e corrisponde all’agire e al reagire automatico, pilotato dalle esperienze del passato e da convinzioni, abitudini mentali/comportamentali ben consolidate, che ci manovrano in assenza di una reale presenza mentale.
Si può pensare che avere abitudini reattive nella performance potrebbe essere una strategia efficace, tuttavia, non è così. Possiamo capirlo meglio con alcuni esempi in cui una mente inconsapevole si rivela un ostacolo nel raggiungimento di prestazioni ottimali.
Immaginiamo gli atleti di una squadra che ha subito una serie interminabile di sconfitte contro un avversario specifico e si prepara per un nuovo confronto con il medesimo avversario.
Purtroppo gli atleti, invece di concentrarsi su come batterli, tendono automaticamente a rimanere intrappolati nell’ansia e nella visione catastrofica della sconfitta, che diventa una profezia che si autoavvera.
Se si lascia spazio a questa mentalità e a questi timori, la squadra si allena senza un obiettivo preciso di vittoria e si apre alla frettolosa rassegnazione, impedendo la ricerca di nuove strategie per battere l’avversario.
Inoltre, in circostanze come queste, vengono spese significative quantità di energia, di attenzione e di sofferenza nei pensieri ruminativi sull’imminente sconfitta anziché concentrarsi sul miglioramento delle proprie abilità.
Possiamo pensare anche ad un giocatore di basket che si distingue per le sue doti difensive ma è convinto di non essere bravo in attacco. Se è inconsapevole del pilota automatico che lo guida, questa convinzione diverrà una limitazione, può renderlo frettoloso nel passare la palla, potrebbe portarlo a mancare tiri semplici o opportunità anche quando si trova in una posizione favorevole.
Sono frequenti le situazioni in cui gli atleti inconsapevolmente si auto-limitano, cioè concentrano la propria attenzione solo su ciò che temono di sbagliare, o di non riuscire a fare adeguatamente, invece di cercare attivamente le opportunità per sfruttare al meglio le loro capacità.
Un altro esempio di Mindlessness si manifesta nell’atteggiamento di noia durante le sessioni di allenamento
Spesso incontriamo atleti che si allenano con la sola intenzione di superare la sessione quotidiana, eseguono i movimenti in modo meccanico al solo scopo di completarli e con in testa soltanto il momento in cui potranno interrompere la fatica.
Quando nelle sessioni di coaching parliamo con loro dei momenti cruciali della competizione che richiedono concentrazione sulla tecnica, sul movimento, sulla posizione, gli atleti talvolta non trovano nella loro esperienza esempi di momenti di presenza mentale, piena consapevolezza, in cui sono stati fuori dagli automatismi e capaci di rispondere alle difficoltà.
Si rammaricano invece per i loro errori tecnici: un rigore, uno smash sbagliato, un passaggio affrettato …. Mindlessness!
Nell’inconsapevolezza, le abilità incorporate non possono essere agite in piena presenza, perché la mente è rapita da distrazioni, fenomeni mentali ed emotivi disfunzionali e il corpo la segue. Il gesto tecnico che in allenamento è perfetto, non funziona più!
L’incapacità di rimanere presenti può avere una ricaduta drammatica sulla prestazione.
La presenza mentale è una capacità allenabile e non farlo rappresenta uno spreco di tempo ed energie che può costare caro
L’attenzione si può addestrare, si può renderla vigile e capace di tornare nel “qui e ora” ogni volta che la mente viene rapita da altri fenomeni, così da stare sempre sull’azione di gioco, punto dopo punto, momento dopo momento, senza pensare a ieri né a domani, come se ogni punto, ogni movimento tecnico, sia il più importante della carriera sportiva dell’atleta.
Un altro aspetto cruciale, spesso trascurato, che può diventare un limite per la performance sportiva, è la mancanza di attenzione ai segnali deboli, ai dettagli chiave, risultato di una mente non allenata.
E’ vero che in alcuni sport ci sono intense sessioni di esercizi sugli stimoli visivi, che fanno parte dell’allenamento atletico e tecnico. Anche in queste circostanze la consapevolezza, che è la capacità di tenere l’attenzione vigile e protratta nel tempo con esercizi di presenza mentale che favoriscono la concentrazione, è l’unico modo per valorizzare adeguatamente la preparazione sugli stimoli sensoriali che invece una mente Mindlessness può vanificare.
Codie Taylor che è stato un grande giocatore di Rugby neozelandese e parte degli All Blacks, sottolineava la sua dedizione alle pratiche di Mindfulness al fine di curare questo aspetto: la percezione di dettagli chiave.
Anche Johan Cruijff grande calciatore e allenatore di calcio olandese, raccontava come la sua capacità intuitiva e percettiva ben allenata lo rendesse un fuoriclasse. In sostanza era proprio la capacità, consapevole e allenata, di cogliere i segnali deboli, in una frazione di secondo, che lo portava dove la palla sarebbe andata e favoriva prestazioni straordinarie. Racconta che la sua strategia lo faceva apparire come un giocatore velocissimo, anche se così veloce non era. Anticipava la palla piuttosto che inseguirla!
MINDFULNESS VS MINDLESSNESS NELLO SPORT
Gli esercizi che favoriscono la Mindfulness sono l’antidoto alla Mindlessness, migliorano la capacità di concentrazione e consentono all’atleta di dedicare un’attenzione intenzionale a ciò che ritiene prioritario e di sostenerla nel tempo.
Inoltre, la consapevolezza permette di osservare con chiarezza, senza distorsioni, gli eventi e le sensazioni del momento presente, senza che il passato o il futuro ne influenzino percezione.
Immaginiamo un podista allenato alla consapevolezza che, durante una gara, può riconoscere consapevolmente le sensazioni di fatica che lo assalgono come il naturale processo della sua prestazione, invece di lasciarsi sopraffare e arrendersi ricordando esperienze negative precedenti. Se addestrato alla consapevolezza può accogliere consapevolmente le sensazioni negative che incontra e scegliere di procedere verso l’obiettivo, utilizzando la sua capacità di attenzione per rimanere concentrato sulle proprie risorse e strategie di corsa.
Per questo tipo di rendimento, la consapevolezza richiede un impegno costante nella pratica di esercizi di meditazione mindfulness, per sviluppare e incorporare questa capacità.
Come funziona una mente addestrata attraverso i programmi mindfulness nello sport?
Una volta addestrata e mantenuta ben allenata la mente funziona come un abile custode che sorveglia l’ingresso di un edificio. Come il custode anche la consapevolezza si erge a guardia della mente, scruta attentamente chi può varcarne la soglia e che tipo di pensieri e emozioni sono ammessi.
Man mano che l’atleta coltiva la consapevolezza, l’attenzione diventa un guardiano abile, che monitora il flusso di pensieri che affollano la coscienza e distingue quelli volontari da quelli involontari, non invitati. Alcuni pensieri sono benvenuti e utili, mentre altri si rivelano distruttivi e privi di valore.
La consapevolezza ci permette di riconoscerli tutti nel momento stesso in cui emergono nella nostra mente, neutralizzando così la loro influenza negativa. In tal modo, la mente è protetta dai danni potenziali che possono derivare da una spirale di pensieri negativi.
Sia ben chiaro che la consapevolezza non arresta i pensieri negativi, piuttosto offre all’atleta un’alternativa all’aspra lotta per spazzarli via o al tentativo di ristrutturarli, da negativi a positivi, che è una lotta che richiede immense energie e distrae dall’atto sportivo.
L’alternativa è riconoscerli, accettare che siano presenti e lasciarli andare per tornare al gioco.
Senza dimenticare che non sono solo i pensieri negativi, le paure e l’ansia a creare problemi, ma anche pensieri come “sarà una partita facile”, “sono il migliore, non ho bisogno di allenarmi”, “ho la partita in mano”, “siamo decisamente più forti dei nostri avversari”. Tutti possono rivelarsi fenomeni mentali altrettanto problematici.
Come affermava il grande filosofo e psicologo William James “La più grande arma contro lo stress è la capacità di scegliere un pensiero anziché un altro”.
E’ proprio il potere della consapevolezza che dona questa preziosa capacità.
L’atleta mentalmente “in forma” può scegliere su quali pensieri focalizzarsi, quali credenze abbracciare, a quali attribuire valore. Può osservare i pensieri negativi o inutili, riconoscerli come transitori, nel senso che come le nuvole arrivano, passano e vanno via.
Ogni atleta di qualsiasi età o livello può addestrare la consapevolezza, che diventa una guida interiore che permette di osservare i pensieri in modo distaccato e di discernere tra quelli costruttivi e quelli dannosi.
Questo processo richiede pratica e impegno costante, ma i frutti che produce sono straordinari. Infatti, la consapevolezza dona il potere di modellare attivamente la nostra esperienza mentale, di coltivare pensieri che possano nutrire e sostenere l’esperienza personale e sportiva.
Immaginiamo un giocatore di tennis che, durante un match cruciale, si ritrova a lottare con pensieri autodistruttivi come “Non sono all’altezza di questa partita” o “Ho sempre fallito in queste situazioni”.
Attraverso la consapevolezza può riconoscere l’impermanenza di questi pensieri, che andranno via se non li tratterrà. Ciò gli consente di scegliere, se lasciarsi intrappolare in sterili ruminazioni mentali o focalizzarsi sul gioco con fiducia e determinazione.
Così la consapevolezza diventa uno strumento potente per superare gli ostacoli mentali e raggiungere prestazioni di eccellenza.
La consapevolezza, ovviamente non si esaurisce nell’osservazione dei pensieri.
Essa si estende anche alle sensazioni del corpo, alle emozioni che emergono e all’ambiente circostante.
Un nuotatore consapevole, può riconoscere le tensioni muscolari e le sensazioni di stress prima di una gara e adottare strategie per rilassarsi, gestire lo stress e mantenere la lucidità mentale necessaria per affrontare la competizione.
Inoltre, la consapevolezza sostiene gli atleti nel cogliere appieno l’energia e l’entusiasmo del momento presente, immergendoli completamente nell’azione per sfruttare al massimo il potenziale atletico.
In conclusione, l’atleta che sceglie la consapevolezza fa spazio al più valido alleato – che risiede dentro di sé e non all’esterno – per superare limiti e ostacoli.
E’ una via per trovare calma, stabilità, equilibrio, chiarezza di visione per esprimere pienamente il potenziale e raggiungere prestazioni di eccellenza nello sport e nella vita.
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