Il paradosso dello Skateboarder
Per parlare di cervello adolescenziale e sport agonistico prendiamo spunto dall’esperienza e dall’atmosfera elettrizzante e internazionale che ha caratterizzato il Campionato Mondiale di Skateboarding Park 2023.
L’evento si è concluso a Roma domenica 8 ottobre, presso “The Spot” lo skatepark di Ostia, ed è stato un’occasione straordinaria per la città di Roma che continua ad ospitare eventi legati allo skateboarding internazionale.
Questa volta ha dato spazio a questo sport in uno scenario straordinario a due passi dal mare nel corso di una bellissima ottobrata romana.
L’occasione ha messo in luce l’eccezionale talento dei giovani skaters e ha dimostrato ancora una volta che questo sport rotellistico si è ormai affermato con forza nella scena sportiva internazionale.
Infatti lo skateboarding è stato tra le discipline olimpiche già a Tokyo 2020 e lo sarà nuovamente a Parigi. L’evento di Ostia ha consentito infatti a molti giovani atleti di aggiudicarsi la partecipazione alle Olimpiadi.
La crescita dello skateboarding in italia
Lo skateboarding in Italia sta guadagnando via via terreno e nonostante in Italia sia ancora percepito come uno sport marginale, il team degli skaters italiani ha dimostrato impegno e talento in questa competizione di livello mondiale.
E’ certamente uno sport in crescita a livello nazionale, tanto che le Fiamme Gialle hanno arruolato nel 2022 due atleti Alessandro Mazzara e Asia Lanzi nel Gruppo Skateboarding Fiamme Gialle.
Giovanissimi prodigi sono al vertice dello skateboarding mondiale
Noi eravamo all’evento con l’intenzione di esplorare e conoscere meglio questa disciplina.
Abbiamo presenziato alle fasi di qualificazione, alle competizioni che si sono svolte nel corso della settimana e alla finale di domenica 8 ottobre.
E’ stato subito chiaro che è uno sport che consente a talenti giovanissmi di affermarsi e i dati dell’evento lo confermano.
Infatti, i Campionati del Mondo di Ostia hanno coinvolto oltre 200 atleti provenienti da 38 paesi di tutti i cinque continenti, la cui età media era intorno ai 16 anni.
Ha vinto il titolo maschile lo statunitense Gavin Bottger 16 anni, mentre la campionessa mondiale è Kokona Hiraki, giapponese, 15 anni.
Questo aspetto ci ha sorpresi perché pur essendo moltissimi gli sport in cui gli atleti eccellono anche sotto i 18 anni, allo skatepark di Ostia c’erano numerosi giovanissimi sotto i 16 anni che a pieno titolo partecipavano ad una competizione internazionale per il titolo mondiale.
Il cervello adolescente: una sorgente di audacia e stress
Lo skateboarding comprende attività ad alto livello di rischio ed è considerato “sport estremo”.
Le acrobazie sono praticate in ambienti urbani o in skatepark dove l’atleta affronta manovre molto complesse con salti, superamento di rampe, ringhiere e altri ostacoli.
Probabilmente il motivo della presenza di tanti giovanissimi sta da un lato nella facile accessibilità alla pratica sportiva – che richiede soltanto uno skate, semplici protezioni come un casco, ginocchiere e una ambiente esterno adatto -, dall’altro nel carattere audace di questo sport.
Possiamo esaminare meglio questa ipotesi rifacendoci alle ricerche neuroscientifiche sul cervello degli adolescenti.
La letteratura scientifica ha ampiamente dimostrato che il cervello adolescenziale è particolarmente aperto ad accogliere sfide ed esperienze rischiose che sono percepite come significative e ciò avviene per una predisposizione del cervello adolescenziale a produrre dopamina in risposta a stimoli forti.
La dopamina, che viene considerata il “neurotrasmettitore del piacere”, è una sostanza rilasciata nell’organismo nel momento in cui proviamo sensazioni piacevoli.
Infatti, alte concentrazioni di dopamina nell’organismo possono arrivare a determinare stati emotivi di euforia e felicità, che come conseguenza possono portare ad una maggiore spinta a ripetere le esperienze che provocano piacere.
Ma i giovani e coraggiosi skateboarder non sono solo dei supereroi che affrontano il rischio ma sono anche atleti a tutti gli effetti e vivono le dinamiche psicologiche connesse agli aspetti prestazionali del loro sport come accade agli atleti di ogni altro sport, di qualsiasi livello ed età.
Il talento e l’impegno di Lucrezia Zarattini
Ad esempio, una giovane atleta italiana Lucrezia Zarattini, che si è classificata al n. 28 della classifica femminile di questi mondiali di Roma, ha condiviso un’esperienza personale che sottolinea l’importanza del benessere mentale anche nel mondo dello skateboarding.
Lucrezia ha parlato apertamente delle sfide mentali che ha affrontato durante le qualificazioni olimpiche per Tokyo 2020 affermando:
“Ci sono stati alti e bassi, nella prima gara di qualifica al Dew Tour di Long Beach, ho avuto un attacco di panico appena dopo le mie run di gara, perché durante le practice non ero riuscita a skeitare, sentendomi impreparata. Tutta quella tensione si è scaricata tutta di colpo appena finita la gara e mi si è bloccato il respiro per un attimo. Dopo quell’evento avevo preso paura, ma grazie ai miei genitori siamo riusciti a trovare una soluzione contattando un mental coach. Grazie a questo aiuto sono riuscita a superare la mia insicurezza di skeitare con le altre ragazze provenienti da tutto il mondo, da lì in poi ho iniziato ad andare sempre meglio.”
Gli skateboarder come esempio del paradosso adolescenziale
E’ interessante notare che il cervello degli adolescenti sia suscettibile all’audacia estrema ma anche allo stress e all’ansia da prestazione, e gli skateboarder sembrano incarnare bene questo apparente paradosso che in realtà è dovuto alla conformazione e ai cambiamenti strutturali e neurobiologici che avvengono in questa fase della vita.
Infatti, il sistema limbico li espone a picchi emotivi, la corteccia prefrontale sede delle funzioni esecutive e di controllo è in sviluppo e si sperimentano mix chimici di neuromodulatori che li rendono sensibili alle esperienze significative in senso profondamente positivo ma anche profondamente negativo.
Le neuroscienze dietro il cervello adolescenziale
Una ricerca del 2018 che segue ad un ampio e decennale lavoro sul cervello adolescenziale condotto dalla neuroscienziata, la dott.ssa Sarah-Jayne Blakemore della University College London, offre una prospettiva intrigante sull’evoluzione cerebrale dei giovani per comprendere l’impatto nell’ambito dello sport agonistico di alto livello.
I risultati delle sue ricerche dimostrano che l’adolescenza è un periodo caratterizzato da significativi cambiamenti cerebrali, che influenzano profondamente le vite dei giovani atleti impegnati in competizioni ad alto livello.
In passato il comportamento spesso imprevedibile degli adolescenti era attribuito principalmente ai cambiamenti ormonali legati alla pubertà.
Tuttavia, studi psicologici e le moderne tecniche di imaging cerebrale hanno dimostrato che è il cervello stesso degli adolescenti che subisce notevoli cambiamenti durante questo periodo di sviluppo della persona.
Sport agonistico e crescita personale
L’adolescenza è un periodo in cui i giovani cercano di definire la propria identità personale.
Questo processo spinge gli adolescenti a sfidare l’autorità dei genitori e a cercare l’approvazione dei loro coetanei.
La paura di essere esclusi dal gruppo sociale è un potente driver comportamentale che influenza anche gli atleti adolescenti, mettendoli in situazioni stressanti perchè l’approvazione dei coetanei atleti e non atleti è direttamente collegata agli esiti delle prestazioni.
Anche la pressione sociale svolge un ruolo significativo nel modo in cui gli adolescenti prendono decisioni e affrontano i rischi, sia nella vita quotidiana che nell’ambito dello sport agonistico. Questa comprensione è essenziale per genitori, allenatori e professionisti dello sport, poiché consente loro di adottare un approccio più sensibile alle sfide psicologiche che gli adolescenti affrontano mentre cercano il successo nello sport di alto livello.
La capacità di fronteggiare gli stimoli stressanti
Le alte aspettative e le pressioni costanti generano un elevato stress, alimentando la paura di deludere o non soddisfare tali aspettative.
Questo stress prolungato può avere un impatto significativo sulla salute mentale degli adolescenti atleti.
La gestione dei vari impegni, come sport, scuola e altre attività, è un’altra fonte di stress, poiché gli adolescenti stanno ancora sviluppando la capacità di pianificazione e autocontrollo allocata proprio nella corteccia prefrontale.
È quindi essenziale che le figure che li accompagnano nella crescita sportiva forniscano loro il supporto necessario per gestire lo stress e sviluppare resilienza mentale.
E’ importante tener conto delle peculiarità del cervello adolescenziale e dei suoi cambiamenti neurobiologici, per poter contribuire alla loro serenità e al successo sportivo come risultato della presenza di tutte le precondizioni utili all’espressione del loro potenziale.
Equilibrio tra prestazione e benessere mentale
Possiamo dire che lo sport agonistico ha il potere di trasformare la vita dei giovani in modi sorprendenti, forgiando carattere, resilienza e determinazione.
Tuttavia, c’è molto di più in gioco di quanto si possa vedere dall’esterno.
Gli effetti dello sport agonistico sul cervello degli adolescenti sono profondi e complessi, ne influenzano la crescita, lo sviluppo e la salute mentale.
Quindi il ruolo dello sport è importante e delicato insieme, perché le esperienze e le pressioni psicologiche hanno un’incidenza significativa su chi cerca di definire la propria identità personale.
Un approccio olistico per affrontare le sfide
In sintesi, lo sport agonistico di alto livello presenta sfide psicologiche complesse per gli adolescenti.
La gestione efficace di queste problematiche richiede un approccio olistico che consideri i cambiamenti cerebrali in atto e promuova il benessere generale, bilanciando l’attenzione per le prestazioni con la salute mentale e il benessere emotivo degli atleti adolescenti.
I programmi Mindfulness per la preparazione mentale degli adolescenti
I programmi di Mindfulness applicati allo sport si sono dimostrati efficaci per supportare gli adolescenti nel migliorare la consapevolezza, la gestione dello stress e le capacità di concentrazione.
Agiscono sul piano dell’autoregolazione dell’attenzione e delle emozioni, tengono presenti le caratteristiche del cervello adolescenziale e sono calibrati in funzione dell’età e del livello di impegno sportivo.
I programmi, che possono essere sia individuali che di gruppo, offrono agli adolescenti strumenti per affrontare le sfide mentali associate allo sport e alla vita quotidiana.
Sono generalmente integrati con sessioni di mindfulness coaching che insegnano loro a gestire la pressione, migliorando il benessere mentale e la performance.
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