Il Fair Play è un dono?
Parliamo di Fair Play e Consapevolezza, e quale spunto migliore se non l’episodio accaduto durante il torneo Hungarian Grand Prix di Budapest tra le tenniste Shuai Zhang e Amarissa Toth che giocava in casa.
L’episodio è ormai noto e riteniamo che quanto accaduto sia un importante monito per gli atleti ma anche per gli appassionati di sport.
Fa riflettere infatti che il pubblico presente abbia aspramente criticato la tennista cinese per la sua reazione che sembrava eccessiva e forse delusi per l’interruzione dello spettacolo per la sua decisione di ritirarsi.
Troppo spesso idealizziamo i campioni, pretendiamo che siano dei supereroi, che sappiano superare difficoltà e sofferenze.
Quando non è così, concludiamo che non sono sufficientemente “top”.
Commentiamo, valutiamo, critichiamo.
Pretendiamo comportamenti impeccabili, dimenticando la sofferenza che accompagna lo sport.
Perdiamo di vista la loro umanità e la nostra.
Come sviluppare l’attitudine al Fair Play
Fair Play non è solo educazione, la lealtà è un valore importante fatto di tante componenti.
È innazitutto fondamentale coltivare l’empatia e la compassione intesa come capacità di compartecipare all’esperienze degli altri, sviluppando anche la propensione a fare qualcosa in prima persona per alleviarla.
Potrebbe sembrare un approccio controintuitivo nell’agonismo sportivo, ma non è così.
E’ importante soprattutto tra atleti, perché tra loro le esperienze sul campo, possono risuonare con facilità.
Moltissimi atleti hanno questo dono, ci sono tanti esempi di lealtà e anche di generosità, ma non bisogna dare per scontato che sia sempre così in un mondo altamente competitivo.
E, specialmente, non si deve pensare che sia un dono o un’attitudine ON/OFF, o c’è o non c’è.
L’empatia e la capacità di compartecipare emotivamente all’esperienza dell’altro è un’abilità che può maturare in chiunque se si allena la consapevolezza e la benevolenza.
Consapevolezza e compartecipazione permettono di promuovere il fair play come base per l’integrità nello sport.
Le Neuroscienze e la Consapevolezza
Il tennis è uno sport di tensioni estreme e persino campioni esperti come Shuai Zhang, attualmente N. 45 al mondo, possono essere sopraffatti dalle emozioni e da reazioni istintive di fronte a comportamenti che non garantiscono “fairness”, equità.
La totale mancanza di fair play di un avversario può essere una grande offesa, specialmente se un atleta di livello incarna quei valori.
Lei, Zhang Shuai, atleta che seguiamo sin da giovanissima, è sempre stata una ragazza gentile e corretta, apprezzata e rispettata nel suo mondo.
Infatti, subito dopo il “fattaccio” la solidarietà da parte dei colleghi è stata unanime.
Le Neuroscienze spiegano che parti antiche del nostro cervello governano le nostre reazioni in situazioni critiche e possono portarci a reagire all’ingiustizia come se fosse un attentato alla nostra sopravvivenza. Questo spiega la reazione di dolore e il ritiro di Zhang Shuai, che sul momento il pubblico presente non ha capito.
Invece il comportamento antisportivo di Amarissa Toth, n. 463 nel ranking WTA, ci ricorda che le azioni negative possono danneggiare seriamente la reputazione di un atleta.
Mentre un atto di fair play può contraddistinguere un atleta e giovargli per lo sviluppo della carriera, un atto scorretto e anche odioso, come quello di cancellare la traccia della palla sul campo rimarrà, come un neo nella reputazione di Amarissa Toth.
Infatti, la giovane e sconosciuta tennista ungherese è oggi nota nel modo del tennis e non solo, per questo gesto antisportivo, di cui ha parlato tutto il modo e che è già in evidenza sulla voce che la riguarda su Wikipedia.
In consclusione, solo coltivando consapevolezza e benevolenza gli atleti possono preservare il rispetto e l’etica nello sport.
Possono allenarsi a portare lealtà, fair play, correttezza e rispetto nell’agonismo, per vivere con maggiore dignità vittorie e sconfitte, imparando ad empatizzare con l’avversario nelle situazioni che potrebbero ritrovarsi a vivere sulla loro pelle.
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